
Manifesto
Chi Siamo
Intenti e prerogative della Società Alchemica Italiana
Poco meno di un secolo fa, Arturo Reghini, Eduardo Frosini e Aldo Zucconi Galli fondavano a Firenze la Società Alchemica Italiana. I tempi di allora erano certamente molto diversi da quelli che stiamo vivendo oggi, ma già allora i Fondatori della Società si ponevano l'obiettivo di mantenere accesa, con lo studio dell’alchimia, la fiammella di una tradizione che ha profondamente influenzato la cultura e l'arte di innumerevoli generazioni in ogni parte del mondo.
Il 20 novembre 2018, ampliando il senso di un Progetto condiviso e riprendendo una eredità familiare, la Società Alchemica Italiana rinasce. Con i medesimi valori e obiettivi, il medesimo intento e una più moderna apertura.
La Società Alchemica Italiana si propone di promuovere lo studio, la ricerca e l’informazione sulla filosofia ermetica e sulla pratica dell’alchimia e dell’esoterismo nelle forme elaborate nelle diverse epoche e culture, con la speranza di fungere da stimolo alla discussione e alla ricerca e di favorire, diffondere e coordinare il lavoro e il contributo dei suoi soci.

Il Senso e il Modo dell'Arte
È difficile collocare nel quotidiano frenetico dell’uomo moderno il senso più profondo dell’alchimia e il suo essere strumento di una dimensione Universale che la giustifica e la determina.
L’alchimia non serve all’uomo, è un percorso al servizio del creato e ha lo scopo di mantenere vivo il canale di comunicazione tra questa dimensione e la dimensione altra, governata dal linguaggio della bellezza che è espressione dello Spirito Universale, il cui progetto e il cui agire nulla a che fare con il concetto di utilità, ragione del vivere dei nostri giorni.
Il senso dell’arte ermetica è Bellezza, è la radice e la pienezza delle cose che trova espressione nei linguaggi sconfinati dell’arte e della poesia, della favola e del simbolo.
Non si pensi tuttavia all’Arte con una via di elezione; sebbene questo sia un fraintendimento naturale, motivo del nostro ego, l’Arte è una via d’Amore e non può dunque che essere un cammino doloroso, un cammino in cui la prospettiva individuale viene completamente ridimensionata proprio in funzione dell’Amore. Il suo essere un’azione di Grazia la rende un dono, una possibilità in risposta ad una melanconia.
«Un uomo venne alla porta della sua amata e bussò.
Una voce chiese: “Chi è?” “Sono io”, rispose l'uomo.
Allora disse la voce: “Qui non c’è spazio abbastanza per me e per te”.
E la porta rimase chiusa.
Dopo un anno di solitudine e privazione l’uomo tornò e bussò.
Dall’interno una voce chiese: “Chi è?” “Sei tu” rispose l’uomo.
E la porta gli fu aperta».
Jalal ad-Din Rumi

La Pratica Filosofale
Come scrisse Paolo Lucarelli, l’alchimia entra nelle nostre vite come un incontro, la risposta inaspettata ad una domanda indefinibile. È la direzione impossibile che tuttavia non ci sorprende; è l’eco che incontra la nostra nostalgia; sarà la pace possibile per il tumulto segreto del cuore.
Se si dovesse ridurre tutto al campo operativo, l’obiettivo della pratica filosofale sarebbe definibile sinteticamente nel possedere lo Spirito nella sua universalità, quando non è ancora specificato, quando non ha ancora fattezze e nomi. La difficoltà sta dunque sia nel preparare una materia in grado di attrarlo ma non specificarlo, un magnete, che permetta all’artista di attrarre lo Spirito, sia nel predisporre un vaso che lo rinchiuda prima che esso fugga e si specifichi. Questo vaso con all’interno il riflesso dello Spirito Universale è la lampada con il genietto rinchiuso, il servitore che gli alchimisti chiamano mercurio.
Questa semplificazione rischia tuttavia di ridurre la pratica filosofale all’abilità di lavorare la materia: non è così. Maître Canseliet definì l’Alchimia «metafisica sperimentale» in quella che sembra essere la più riuscita sintesi dell’Arte. Agire l’Arte vuol dire agire un Rito e incamminarsi necessariamente su una via duplice. Da un lato l’operazione fisica sulla materia. Dall’altro il parallelo e decisivo cammino dell’operatore fatto di studio, meditazione e pratica. Entrambi questi percorsi si ritrovano nel richiamare lo Spirito ad animare la materia, una telestiké che è unione di fisico e metafisico. Passo dopo passo la sintonia tra le materie, la nostra vita, la manifestazione e con ciò che la regge e la governa diviene sempre più profonda in un lento crescendo di consonanza vibratoria tra l’operatore, la materia e lo Spirito Universale.